Viaggiare è da sempre sinonimo di libertà, scoperta, avventura, relax, cultura. Se, però, fino a pochi anni fa la maggior parte dei turisti preferiva partecipare a viaggi organizzati, oggi – soprattutto nel settore dell’adventure travel (cioè il turismo attivo) – le cose stanno cambiando.
Cosa significa fare un viaggio “self-guided”? Come spiega la parola stessa, vuol dire non seguire una guida, non avere una persona esterna al gruppo che apre la via. Normalmente si definiscono “self guided” quei tour organizzati da un’agenzia specializzata (che si occupa della logistica), ma che poi sono effettuati “da soli”, magari con un gruppo di persone ristretto: famiglia, amici, partner.
Questo tipo di viaggio è in genere più economico rispetto ai viaggi guidati, è “a partenza libera” (nel senso che si può scegliere liberamente la data di inizio) e si svolge spesso in destinazioni prossime (l’Europa è perfetta per questo tipo di vacanza). Inoltre, da una parte dona un grande senso di libertà (non si deve seguire un gruppo), dall’altra esenta dallo stress organizzativo – visto che l’organizzazione del viaggio è affidata a dei professionisti (che si occupano, ad esempio, di prenotare gli alberghi, trasportare i bagagli, riservare le degustazioni o i transfer dalla stazione / aereoporto al punto di partenza).
Se quindi da un lato le agenzie specializzate (come quelle che fanno parte della rete “ActiveItaly”) offrono supporto logistico e assistenza in caso di problemi tecnici (o di altro tipo), dall’altro chi viaggia ha l’impagabile sensazione di essere padrone del proprio tempo e delle proprie scelte.
In Europa i mercati che prediligono di più questo tipo di attività sono quello inglese, olandese e tedesco. Il legame che questi popoli hanno con il viaggio “self-guided”, nella natura, a piedi, ha origine nella tradizione – nata nel seicento e rimasta viva per tre secoli – del “Grand Tour”. Era un viaggio molto lungo che intraprendevano i giovani, aristocratici e borghesi, per perfezionare la loro conoscenza del mondo: camminavano per mesi, allo scopo di conoscere l’arte, la politica, la storia, l’archeologia, e naturalmente la meta prediletta era proprio l’Italia.
Se guardiamo al viaggio self-guided con l’occhio dei popoli del Mediterraneo, la prospettiva appare completamente rovesciata. Viaggiare a piedi, in passato, significava spesso non avere i mezzi economici per viaggiare in altro modo. Nella quotidianità si faticava, ci si spostava a piedi o in bici, quindi la vacanza – diventata di massa a partire dagli anni ‘60 – doveva essere sinonimo di relax, buon cibo e mancanza di qualsiasi attività faticosa. Questo tipo di visione è abbastanza in voga ancor oggi. Tuttavia, rispetto a 20 anni fa, c’è stato un grande miglioramento e il mercato del self-guided, specie a piedi e in bicicletta, si sta diffondendo sempre più.
Oggi il viaggio self-guided è considerato un modo per scoprire, divertirsi, stare in contatto con la natura. Alcuni viaggiatori sono dei veri e propri appassionati e tendono a dedicarvi almeno una o due settimane l’anno, per altri è un’esperienza occasionale, ma c’è sicuramente una grande curiosità intorno a questo tipo di viaggio, il cui mercato è quindi in forte crescita. Il “self guided” è considerato un’esperienza diretta, per vivere “senza filtri” i luoghi che si incontrano. Alcuni ritengono che abbia addirittura un potere rigenerativo e trasformativo. Certo, la cosa migliore è provarci!